
Musica, persone e parole
“E va bene”, mi rassegnai dopo il colloquio con Francesco, l’assistente del relatore. “Facciamo ‘sta tesi su musica e Internet. Lui dice che è un tema di grande attualità… Mah. Io avrei di gran lunga preferito qualcosa sui Kraftwerk. Chessò, ‘Musica techno come musica della metropoli’...”
A.D. 1999: era appena esploso il caso Napster e io non ne avevo minimamente compreso la portata. Non potevo immaginare che quella piattaforma P2P avrebbe cambiato per sempre l’industria discografica. Così come non credevo che mi sarei divertita così tanto ad approfondire l’argomento. E non potevo neanche lontanamente sognare di incontrare per lavoro, un paio d’anni dopo, quel Nicholas Negroponte che citavo nell’introduzione del mio elaborato.
Nel 2000 festeggiai il mio 23esimo compleanno laureandomi in Scienze politiche con una tesi in sociologia della comunicazione, La musica nella rete: riconfigurazione del mercato nello spazio telematico. Alberto Abruzzese come relatore e Massimo Baldini come correlatore. Tra i temi trattati c’era anche l’informazione musicale su Internet, e proprio sul web cominciai a muovere i primi passi nel giornalismo musicale. Arrivata a Milano da Roma nel 2002, iniziai a scrivere sul sito Newsic, diretto da Marco De Crescenzo. Poi passai a collaborare con free press, riviste di settore e periodici lifestyle, ottenendo il tesserino di pubblicista nel 2007.
Più che la recensione, del giornalismo ho sempre amato l’intervista, che vivevo come un importante momento di confronto. Rappresentava un’occasione preziosa per verificare se, al di là del contenuto della cartella stampa, avevo davvero colto lo spirito di un album. Quando un artista o un genere musicale non erano nelle mie corde, mi preparavo con una dedizione ancora maggiore. In effetti devo ammettere che una delle interviste per me più appaganti è stata a un gruppo che nemmeno mi piace, un mostro sacro dell’indie rock italiano. Il frontman arrivò ad alzarsi in piedi e stringermi la mano per complimentarsi per una mia domanda che trovava particolarmente azzeccata. Presa in contropiede, arrossii vistosamente.
Molte delle testate su cui ho avuto il piacere di scrivere non esistono più (qui una selezione di articoli pubblicati). Per soddisfare la mia voglia di raccontare le persone, non necessariamente musicisti, nel 2015 lanciai un minuscolo progetto editoriale online. Si chiamava Face The Music e ogni settimana proponeva un’intervista a un personaggio più o meno noto che mi suggeriva una playlist a tema. La musica entrava in relazione con tanti mondi diversi, arrivando a lambire varie forme artistiche – cinema, fotografia, architettura, pittura, gioielleria – e perfino universi quasi inafferrabili come quello della profumeria, solo per citarne alcuni. Un format a mio avviso originale per un’impresa in cui ho messo tutta me stessa.
Come le altre testate con cui ho collaborato, anche il mio Face The Music non esiste più, ma le interviste realizzate sono tutte ancora consultabili. Fatti un giro per il magazine. Ti riserverà delle belle sorprese, te lo garantisco.
PS La foto, risalente a qualche era geologica fa, mi ritrae al Rolling Stone di Milano (che, indovina un po’?, non esiste più) mentre vengo sorpresa durante una lunga chiacchierata con KT Tunstall.