
One woman show! Tradurre alle round table musicali su Zoom
Uno degli aspetti che più mi affascinano dell’interpretazione in campo musicale è l’idea di fare squadra con gli artisti che traduco a conferenze stampa e round table.
Seduta di fianco a loro, cerco un contatto visivo (quando non indossano occhiali da sole come Mark Ronson o Noel Gallagher!), li ascolto prendendo appunti e “mi calo nel personaggio”, non senza prima averne studiato vita, morte e miracoli. Attraverso il mio servizio di interpretazione, infatti, devo rendere giustizia ai contenuti – espliciti o sottintesi che siano – e alle modalità espressive proprie di quei musicisti. Ma la buona riuscita dell’evento dipende anche da quanto siamo affiatati. La naturalezza con cui interagiamo e la complicità che si crea tra noi possono davvero fare la differenza.
Tutto questo inevitabilmente si complica quando, a causa della pandemia di COVID-19, la round table si sposta su Zoom.
Manca la prossimità fisica, guardarsi negli occhi diventa difficile e magari non c’è nemmeno la possibilità di fare una prova tecnica prima di iniziare. A una round table, la dinamica dell’interpretazione consecutiva è più o meno questa:
- un giornalista fa una domanda
- l’interprete traduce la domanda italiano > inglese
- l’artista risponde in inglese
- l’interprete traduce la risposta inglese > italiano
- e via così per tutti i giornalisti che prendono la parola.
Il problema?
Su una piattaforma di videoconferenza c’è chi si collega da computer, chi da tablet e chi da smartphone. C’è chi usa un headset, chi si affida al microfono integrato del computer e chi opta per gli auricolari del cellulare. C’è chi ha la fibra ultraveloce e chi invece, a causa di una connessione Internet instabile, parla a scatti e con voce robotica (e magari si dimentica pure di spegnere il microfono quando ha finito di intervenire!). Più tutte le altre esilaranti situazioni riassunte in questa cartella della “tombola di Zoom”…
Insomma, in un simile scenario, l’incontro con i media può diventare un bel bailamme.
Per questo motivo, in alcune occasioni mi è stato chiesto di fare una specie di “one woman show”.
In pratica, oltre a tradurre, ho anche moderato l’incontro. Un esempio? Quando i Nothing But Thieves hanno incontrato su Zoom la stampa italiana per presentare il nuovo album Moral Panic, ho condotto una specie di talk show bilingue:
- ho presentato la band in italiano e poi in inglese, citandone i principali traguardi raggiunti
- per rompere il ghiaccio, ho fatto alla band alcune domande (sempre prima in italiano e poi in inglese) e tradotto le risposte dall’inglese all’italiano
- ho posto alla band le domande che i giornalisti avevano fatto pervenire all’ufficio stampa prima dell’incontro (formulandole sempre prima in italiano e poi in inglese) e ho tradotto le risposte dall’inglese all’italiano.
Qualche collega più ortodosso di me potrà obiettare che l’interprete deve tradurre e basta, e lo comprendo.
Va però notato che io ho anche un passato da giornalista musicale, e questo fa di me una figura ibrida che a mio avviso apporta valore aggiunto. Ne parlo più dettagliatamente nella sezione 5 del paper “Hybridisation adds value in translation and interpreting” (Cultus: the Journal of intercultural mediation and communication 14, 2021).
D’altro canto, non sarei sincera fino in fondo se dicessi che è stata una passeggiata: il carico cognitivo aumenta a dismisura quando oltre a tradurre bisogna anche gestire l’incontro. Ma se il leggendario Massimo Cotto, firma del Messaggero e voce di Virgin Radio, mi ha lasciato questo feedback… direi che posso darmi una pacca sulla spalla!
Diffido sempre degli interpreti per le interviste alle rockstar. Quando va bene, sanno l’inglese ma capiscono poco di musica e non si preparano sull’artista che devono tradurre. Quando va male, non sanno nemmeno l’italiano. All’incontro su Zoom con i Nothing But Thieves da lei tradotto e moderato, Claudia è stata impeccabile, una delle migliori che abbia incontrato nella mia professione. Spero che le nostre strade si incontrino sempre più spesso.