
Studio matto e disperatissimo: prepararsi a tradurre Sting
Se come interprete di conferenza ho scelto di specializzarmi nella musica, è perché in questo ambito ritengo di avere una marcia in più. La mia esperienza di giornalista musicale mi assicura una dimestichezza con la materia che considero una condicio sine qua non per la mia attività di traduttrice e interprete nel campo. Ma questo bagaglio di conoscenze, unito a una formazione specifica nelle tecniche di interpretazione, non mi è sufficiente per affrontare con serenità un interpretariato al fianco di un artista internazionale. Ciò che fa la differenza, e che a mio avviso spesso si tende a sottovalutare, è la preparazione prima di ogni incarico. Come la mettiamo se il personaggio da tradurre durante gli incontri con i media ha scritto la storia della musica?
An Englishman in New York Milan
Quando nel 2019 ho avuto l’onore e il piacere di lavorare con Gordon Sumner, più noto come Sting, io avevo 41 anni di età e lui 41 anni di onorata carriera discografica alle spalle (Outlandos d’Amour dei Police è uscito nel 1978). L’artista di Newcastle si trovava a Milano per promuovere My Songs, album che contiene i suoi maggiori successi reinterpretati in chiave contemporanea, e per esibirsi all’evento Radio Italia Live in piazza del Duomo. Il mio compito era assistere Sting e i giornalisti italiani durante le varie interviste e round table che l’hanno visto impegnato nel corso della giornata. La sfida era prepararmi non solo sul disco nuovo, ovvero il motivo per cui Sting incontrava i media, ma anche sull’artista nel suo insieme. Un artista che, tra le altre cose:
- da tempo si batte per la difesa dei diritti umani e la tutela dell’ambiente
- era reduce da un tour insieme all’artista giamaicano Shaggy, con il quale aveva realizzato l’album 44/876
- ha composto il tema musicale di Giudizio Universale. The Sistine Chapel Immersive Show, spettacolo dedicato alla Cappella Sistina e Michelangelo che mescola arte, performance teatrale, musica e le tecnologie più avanzate
- nel 2019 ha interpretato anche il ruolo di Jackie White nel musical The Last Ship, di cui l’album omonimo pubblicato nel 2013 costituisce la colonna sonora
- possiede una tenuta biodinamica, Il Palagio di Figline Valdarno, che produce vino, olio e miele
- proprio per via della tenuta in Toscana, parla e capisce l’italiano, il che mi metteva addosso un’ansia da prestazione ancora maggiore!
Avevo esattamente dieci giorni per prepararmi su questo gigante della musica. Dieci giorni in cui però dovevo anche lavorare a progetti di transcreation e tenere due lezioni in due diverse università di Napoli…
Every single day and every word you say
L’importanza di una preparazione approfondita in vista di un incarico è un tema che ho già toccato, seppur in parte, in questo post sull’interpretazione radiofonica. Quando l’artista da tradurre è famoso come Sting, sicuramente si parte avvantaggiati perché lo si conosce già: i testi dei brani contenuti in My Songs li sapevo già tutti a memoria o quasi. D’altro canto, però, proprio perché Sting è un personaggio molto noto, è altamente probabile che i giornalisti cerchino di far emergere elementi o aspetti che normalmente non vengono trattati nelle interviste, quindi la preparazione dell’interprete deve essere ancora più accurata. Anche perché spesso la conversazione tra giornalisti e artisti è fatta di impliciti che vengono dati per scontati. Le celebrità – o quantomeno quelle con cui ho lavorato io – tendono ad aspettarsi che si sappia tutto ciò che ruota intorno a loro e che ogni riferimento, anche quello più vago o sottile, sia colto immediatamente.
Come se ne esce? Con un leopardiano studio matto e disperatissimo. Per creare il mio immancabile bigino ho attinto a numerose fonti, data la vastità del repertorio e dei temi che verosimilmente sarebbero stati trattati. Il punto di partenza è stato il booklet di My Songs, nel quale Sting racconta alcune curiosità sulla nascita dei suoi brani preferiti: e vai di accordo di nona, controtema col sax tenore e arpeggio di DO-LA-SI-FA, ma anche cerchi nel grano, la casa di Ian Fleming in Giamaica e un fatiscente hotel parigino. Wikipedia mi ha aiutata tantissimo a ripassare date e nomi propri, inoltre guardare le interviste più recenti è stato prezioso per mettere a fuoco lo stile comunicativo dell’artista. Il salto di qualità però l’ho fatto leggendo Broken Music, la sua autobiografia, che mi ha permesso di “calarmi nel personaggio” come mai mi era successo prima. Ripercorrere le tappe della sua straordinaria carriera, tanto a livello biografico quanto attraverso la sua musica, mi ha arricchita profondamente e credo anche aiutata a prestare un servizio migliore.
I hope that someone gets my message (in a bottle)
Per la caratura del personaggio, tradurre Sting è stato sicuramente l’incarico che più mi ha messo pressione. A metterci il carico da 90, poi, c’era il fatto che per la prima volta mi trovavo a lavorare con un artista che, sapendo l’italiano, avrebbe potuto valutare la qualità del mio servizio. Ed esprimersi in merito. E l’ha fatto: “Di solito la traduzione banalizza, appiattisce. Tu invece sei stata bravissima, hai reso al meglio le mie parole”, mi ha rivelato tra un’intervista e l’altra. Direi che lo studio matto e disperatissimo è pur servito a qualcosa, no?